Intervista a Come Don Chisciotte


Grecia 2024: la nuova Hybris abita qui.
Intervista di Panagiótis Grigoríou del 31 gennaio 2024 a Franco Ferrè, per il portale ComeDonChisciotte.org.
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Panagiótis Grigoríou, etnografo e storico, ha raccontato la crisi greca per più di dieci anni sul suo blog GreekCrisis ed è ora autore del nuovo blog GreekCity – greekcity.fr. È anche l’iniziatore, a modo suo, del turismo culturale nel Paese più insolito, avendo creato dal 2015 “Grèce Autrement” – greceautrement.fr. Ha accettato di rispondere ad alcune domande della redazione di geopolitica di Comedonchisciotte sul momento storico della Grecia e, più in generale, dell’intero sud-est del Mediterraneo.

Panagiótis, la Grecia sembra essere uscita un po’ dai radar negli ultimi tempi. È tutto tranquillo, la situazione si è “normalizzata” visto che i media si interessano ad essa solo sporadicamente, oppure no?

Avete detto bene… la situazione si è “normalizzata”. Partiamo quindi dall’inizio. Un giorno del maggio 2010, il Fondo Monetario Internazionale, l’Unione Europea e la Banca Centrale Europea hanno fatto irruzione nella nostra vita quotidiana in Grecia. Il governo aveva appena fatto l’annuncio shock che lo Stato greco rischiava l’insolvenza sui prestiti nazionali se non fosse riuscito a rifinanziarli avrebbe dovuto ammettere che le finanze pubbliche erano in uno stato disastroso e avrebbe dichiarato il default. Il Fondo Monetario Internazionale, l’Unione Europea e la BCE, dopo avere formato una santa alleanza di ultraliberisti, inviarono immediatamente i loro esperti e posero il Paese sotto la loro tutela: la “Troika” era nata, e i suoi “troikani” si piazzarono ai loro posti.

La loro “cura da cavallo” – che prevedeva tagli di bilancio e privatizzazioni ad ogni piè sospinto – mise in ginocchio un’intera nazione, privata di ogni potere sul suo futuro. Le vite e perfino i comportamenti individuali e collettivi – in breve, l’intera società – furono profondamente alterati. Queste trasformazioni, provocate dalla “terapia d’urto”, hanno creato una nuova situazione in un contesto di accelerazione dei “tempi nuovi”, un’accelerazione tanto temuta quanto ormai acquisita – nei fatti e nelle menti di tutti – tra il 2010 ed oggi, ma questa situazione durerà ben oltre.

Il presunto “cambiamento” introdotto nel 2015 con l’arrivo al (pseudo) potere della cosiddetta “sinistra radicale” di SYRIZA sotto Tsípras non era altro che una messinscena, tutto era stato concordato in anticipo e il tradimento programmato del NO, e del il 61% da questo ottenuto nel referendum del luglio 2015 sulla continuazione o meno delle politiche della Troika, ha dato vita a una moltitudine di nuovi accordi tra le Potenze Fiduciarie e la Grecia.

La “normalizzazione” deriva da questo; Non si può più parlare di crisi in senso stretto, semplicemente perché il Paese non è più lo stesso, a partire dalla sua demografia: più di un terzo della popolazione si è impoverita, quasi un milione di greci e persino diverse centinaia di migliaia di albanesi che vivevano in Grecia dagli anni ’90 sono emigrati nel resto dell’Europa occidentale, o addirittura nel resto del mondo, e il tasso di natalità del Paese è crollato a 1,3 figli per donna nel 2022, compresi i migranti.

Un altro cambiamento importante è che potenzialmente tutti i beni immobiliari dello Stato greco appartengono all’agenzia fiduciaria TAIPED, controllata dall’estero, una sorta di Treuhand “à la grecque” – ricordiamo che la Treuhand era l’ente della Germania Ovest responsabile della privatizzazione dei beni dell’ex Repubblica Democratica Tedesca (DDR) dopo la riunificazione del Paese [NdT : all’epoca, la Treuhand fu protagonista di una delle più grandi distruzioni di valore del dopoguerra, liquidando a prezzo zero la gran parte del sistema produttivo della ex-DDR, chiuso o svenduto ad affaristi dell’Ovest per due spiccioli; i suoi atti furono talmente scellerati che gli esponenti della Treuhand, dopo che il primo presidente fu ucciso in un attentato, chiesero e ottennero protezione armata e un completo scudo giudiziario per gli anni successivi alla sua chiusura.]

Contro le privatizzazioni dei musei statali, Atene 2023

Infine, va da sé che il numero di migranti illegali ha superato tutti i limiti mai raggiunti in Grecia, aggiungendo un problema del tutto nuovo al problema “greco”. Nel frattempo, l’economia è sempre meno produttiva: il 40% delle piccole e medie imprese sono chiuse, l’agricoltura si è ridotta del 30% e l’allevamento di quasi il 50%, il tutto in dieci anni dal 2012.

Per non parlare della parallela esplosione della criminalità di ogni tipo, “dall’alto” come “dal basso”, accompagnata dall’anomia istituzionalizzata, tra cui – ed è solo un esempio tra mille casi simili – l’abolizione dei Parchi Nazionali, anche se in precedenza erano stati considerati aree protette del tipo NATURA-2000, e così via.

Infine, i beni privati vengono svenduti o addirittura sequestrati a causa dei debiti, ovvero ceduti a numerosi “investitori” stranieri, in un paese… ormai in balìa del pilota automatico, qualunque sia il “governo”, senza la minima sovranità effettiva, se non fantasma, e senza contare che, tra l’altro, il debito è raddoppiato dopo dieci anni. Paradossalmente, però, ci viene detto che la Grecia sta ora prendendo a prestito dai cosiddetti mercati internazionali perché lo Stato greco non è più a rischio di insolvenza nella restituzione dei prestiti nazionali.

Il risultato è che i media internazionali possono finalmente ignorare la Grecia… andate avanti, non c’è più nulla da vedere, tranne il turismo eliotropico internazionale di massa, che ora rappresenta quasi il 20% del PIL greco.

La Grecia del turismo – 2017

Il recente incontro tra Mitsotakis ed Erdogan ha davvero segnato una svolta nelle relazioni storicamente tese tra i due Paesi? Ci sono stati cambiamenti nei punti caldi delle relazioni bilaterali, ovvero Cipro e, più in generale, le rivendicazioni di isole esclusive e aree economiche nel Mediterraneo?

L’unico cambiamento è che la Grecia sotto Mitsotakis, come del resto sotto Tsipras, non fa altro che ratificare le sentenze geopolitiche decise… beh dall’alto e se non altrove, diciamo per brevità, tra Londra, Washington, Berlino e Bruxelles. Il recente incontro tra Mitsotakis ed Erdogan è, a mio avviso, un epifenomeno che non cambia nulla di ciò che sembra essere stato “concordato” e che viene attuato a danno della Grecia.

In altre parole, né più né meno che una certa “distribuzione” dell’Egeo e di Cipro ai nostri vicini, basata sul principio che la Turchia rimane un Paese ampiamente sovrano e quindi protagonista della propria geopolitica, mentre la Grecia no. [NdT : si veda anche, a questo proposito, il post di qualche tempo fa sul tema]

A rischio di sorprendermi e persino di ingannarmi, direi che i punti caldi delle relazioni bilaterali, vale a dire Cipro e, più in generale, le rivendicazioni di isole esclusive e di aree economiche nel Mediterraneo… fino alla stessa Libia, vengono intenzionalmente “raffreddati”, già su iniziativa “assistita” della Grecia di Mitsotakis, la cui famiglia mantiene, sia detto per inciso, certi legami d’affari con la famiglia Erdogan in Turchia.

Memoria nazionale, Grecia 2022

Due soli fatti dimostrano la portata… della mascherata, in un certo senso, delle apparenti relazioni bilaterali tra Ankara e Atene. In primo luogo, sotto Mitsotakis sono state disarmate le isole greche nell’Egeo, e non solo le isole, come “richiesto” dalla Turchia, con il pretesto di trasferire batterie antiaeree e veicoli blindati all’Ucraina a sostegno del regime di Kiev, equipaggiamenti che, secondo la stampa internazionale, sono finiti solo… nel mucchio dei rottami, schiacciati dalla potenza di fuoco dei russi.

In secondo luogo, gran parte delle forniture energetiche della Grecia, gas ed elettricità, sono importate dalla Turchia, e più precisamente da società turche e azere strategicamente controllate dalla cerchia ristretta del potere di Ankara che, per di più, generano profitti succulenti.

Allo stesso tempo, e con il pretesto di… una pretesa emergenza climatica, lo stesso Mitsotakis ha spento più dell’80% delle centrali elettriche locali a lignite che erano in funzione fino a quel momento nella Macedonia greca… rendendo così il “suo” Paese più fragile e più dipendente di quanto non sia mai stato dai tempi dell’ultima occupazione tedesca del 1941-44.

E per l’aneddoto, devo aggiungere qui che i giacimenti di lignite che la Grecia non sfrutta più sono stati recentemente esportati a basso prezzo in Germania, che, dopo aver iniziato la sua “transizione ecologica” con le turbine eoliche inseguendo la propria chimera… rinnovabile, sta tornando al carbone per produrre in questo modo e con urgenza parte della sua elettricità.

Quanto sono importanti le relazioni con Israele, che i governi di Atene hanno sempre più rafforzato negli ultimi anni, dopo che negli anni ’90 la Grecia è stata uno degli ultimi Paesi a riconoscere lo Stato israeliano? E cosa potrebbe cambiare oggi, con l’escalation di violenza?

La risposta è praticamente la stessa delle relazioni tra Grecia e Turchia. Le relazioni con Israele, che i governi di Atene hanno ovviamente sempre più rafforzato negli ultimi anni, seguono la stessa logica delle relazioni internazionali per un Paese che è di fatto sotto amministrazione fiduciaria, sia economica che geopolitica.

E in questo contesto, non credo che l’attuale escalation di violenza in Medio Oriente cambierà qualcosa di significativo. Tuttavia, le reazioni greche a volte provengono dalla società e dall’opinione pubblica, che non segue necessariamente i “suoi” leader. Parlo di una parte della società, e anche di alcuni membri dell’esercito, che peraltro rappresentano una minoranza.

Ad esempio, la stampa greca del gennaio 2024, una stampa anche sotto l’ampio controllo… delle autorità politiche, ha rivelato che 17 o 18 uomini in servizio sulla fregata HYDRA (la nave degli anni ’90, piuttosto vulnerabile), si sono dimessi perché il loro comando, su decisione politica del governo “greco”, intendeva inviarla nel Mar Rosso [NdT : per prendere parte all’operazione di difesa dei battelli commerciali dagli attachci degli Houti]. Si tratta evidentemente di una forma di ammutinamento a bassa tensione e il comando militare sta cercando dei sostituti, minimizzando la vicenda.

Ridateci la nostra patria, Atene 2012

Che ruolo possono avere i legami culturali e religiosi della Grecia con la Russia ortodossa nello sviluppo delle sue relazioni con i vicini e con l’UE? I greci saranno un giorno costretti a “scegliere da che parte stare”, come sembra accadere nella vicina Serbia, o questa non-scelta è già avvenuta?

Innanzitutto, dobbiamo ricordare la cristianizzazione dei russi, avvenuta ad opera dei Bizantini tra il 987 e il 989 sotto Basilio II, in un Impero bizantino allora ampiamente ellenizzato. Inutile dire che questa cristianizzazione fu un evento di portata mondiale. Ciò non significa che le relazioni tra i russi e Costantinopoli fossero sempre armoniose. Il leader russo Vladimir, ad esempio, viene descritto come… spudorato nelle sue trattative con i Bizantini per la cristianizzazione.

Tuttavia, l’invio di 6.000 russi, che proprio in quel momento combatterono a fianco di Basilio II contro i cospiratori alla sua corte, cambiò la situazione. La sorella di Basilio, la principessa Anna, all’età di 25-26 anni, nonostante le obiezioni iniziali e il fatto che “mai una principessa bizantina aveva sposato uno straniero”, sposò finalmente Vladimir. Va da sé che lui e il suo popolo furono battezzati come cristiani d’Oriente nelle acque del Dniepr.

Quindi i legami nell’Ortodossia tra i russi e Bisanzio, poi tra i russi e i greci, e in primo luogo quelli della diaspora, sono molto chiari nell’area russa fin da quando l’Impero di Bisanzio fu… sostituito dal 1453 in poi (caduta di Costantinopoli), da quello degli Ottomani.

Infine, la Grecia contemporanea deve la sua esistenza innanzitutto al Trattato di Andrianopoli del 1829, firmato tra l’Impero Ottomano e la Russia, ponendo fine a un conflitto tra le due potenze iniziato nel 1828. L’Inghilterra volle raddoppiare questo trattato firmandone uno simile a Londra un anno dopo.

Durante i negoziati ad Andrianopoli, fu inclusa anche la questione greca, per volere dello zar e su insistenza del comandante in capo russo Hans Karl von Diebitsch – un ufficiale di origine tedesca entrato in servizio in Russia nel 1801, promosso generale nel 1812 e nominato maresciallo di campo nel 1829. In breve, questo trattato non solo suggellò la vittoria della Russia nella guerra russo-turca del 1828-1829, ma pose anche la prima pietra per il riconoscimento internazionale dell’indipendenza dello Stato greco.

Tuttavia, dopo l’assassinio nel 1831 del primo governatore dei greci, Ioánnis Kapodístrias, sui gradini della chiesa di San Spyrídon a Nauplia, che era stato ministro degli Esteri dello zar Alessandro I dal 1816 al 1822, il nuovo piccolo Paese… finì sotto il controllo britannico, dopo quasi dieci anni di lotta dei greci per l’indipendenza, attraverso la loro rivoluzione nazionale e cristiana, iniziata nel 1821.

Quello che è successo dopo era prevedibile. Fuori dal seno anglosassone, raddoppiato dal controllo dell’Unione Europea, aggravato dall’onnipresenza della Troika e persino della NATO a partire dagli anni 2010, i legami culturali e omodossi con la nazione russa non possono più, mi sembra, cambiare molto.

Non è un caso che dagli anni della Troika le relazioni tra Grecia e Russia si siano deteriorate a un ritmo senza precedenti, mai visto perfino durante l’esistenza dell’Unione Sovietica e, in Grecia, durante il regime dei colonnelli.

Ad esempio, quando nel febbraio 2018 l’ambasciatore russo ad Atene Andrei Maslov ha ricevuto, nel corso di una cerimonia tenutasi presso l’ambasciata del suo Paese, la laurea honoris causa conferita al presidente russo Vladimir Putin dal Dipartimento di Storia dell’Università del Peloponneso, il benvenuto russo ai professori dell’Università del Peloponneso è stato solo… freddamente cortese.

Le relazioni greco-russe erano già in pessime condizioni dal 2017, quando il governo di SYRIZA aveva espulso un gran numero di diplomatici russi. Inutile dire che la valorosa diplomazia di Ankara non ha tardato ad approfittare del fatto che la diplomazia greca era stata completamente cancellata dal radar di Mosca.

Infine, l’attuale contesto dal febbraio 2022 ha radicalizzato il “rifiuto dei russi” tra i governanti di Atene, ma qui non dobbiamo mai dimenticare che, a differenza della Serbia, la Grecia appartiene, corpo e (quasi) anima, alla coalizione della NATO. Quindi la questione di “scegliere da che parte stare” per i greci non si pone, tranne forse nel caso di una vittoria schiacciante della Russia e dei suoi alleati sugli alleati del mondo occidentale… peraltro già culturalmente finiti.

Qualche anno fa, in Grecia, lei ha citato una campagna dell’allora governo Tsípras, che dava soldi ai pescatori per indurli ad abbandonare le loro barche (e a cambiare lavoro). Oggi, campagne simili sembrano essere in corso in Italia e altrove (Olanda, Germania), dove gli agricoltori ricevono denaro per smettere di coltivare. In che misura queste iniziative in Grecia hanno influenzato il graduale abbandono degli stili di vita tradizionali e l’impoverimento del Paese?

Barca per la pesca – Egina 2021

Questa campagna sotto Tsípras è stata quella dell’Unione Europea e, da questo punto di vista, la pesante tendenza sperimentata per la prima volta in Grecia sta ancora una volta fungendo da “precursore” per la costruzione dell’Europa. Per completezza, va notato che i resti dei modi di vita tradizionali erano già in declino da quando la Grecia aderì alla C.E.E. negli anni Ottanta.

I contadini greci sono ormai largamente in minoranza e la campagna del Paese – in termini di villaggi – ha perso quasi la metà dei suoi abitanti rurali tra il 2000 e il 2020, mentre i villaggi di montagna hanno talvolta perso quasi l’80% dei loro abitanti. L’intero mondo di… “forze vive della nazione”, come si diceva un tempo. E, naturalmente, queste recenti misure non hanno fatto altro che aggravare il disastro.

Pesca tradizionale, Peloponneso 2018

Il mondo agricolo è stato prima impoverito, poi “cacciato” come lo vediamo oggi dai poteri di Atene e, in realtà, dal quadro imposto da Bruxelles. Insomma, partecipa alla “trasformazione” del Paese, che deve andare fino in fondo, senza dubbio sulla falsariga dell’Agenda 2030, se vogliamo rimanere nei fondamenti della nostra “modernità” occidentale.

E ogni occasione è buona per i governi per attuare la suddetta agenda. Per illustrare il mio punto di vista, mi basta citare le terribili inondazioni che hanno colpito la terra dei miei antenati, la Tessaglia, nel settembre 2023. Il governo di Atene sta pianificando l’abbandono di alcuni villaggi e di migliaia di ettari di terreno coltivato… a favore del più grande parco fotovoltaico che verrà costruito in Europa. I promotori del progetto, tutti vicini al governo Mitsotákis, suggeriscono che i pannelli solari in loco saranno installati a un’altezza di 6 metri dal suolo, una novità assoluta nel suo genere, almeno in Grecia.

E tutti questi agricoltori sono più poveri che mai, come i miei cugini del villaggio di Palamas, non lontano dalla città di Karditsa, che riceveranno aiuti da Atene solo se accetteranno e addirittura si adegueranno alle misure e alle riforme imposte “dall’alto”.

Direi che le campagne simili che sembrano nascere in Italia e altrove nell’UE vanno tutte nella stessa direzione… un’unica direzione.

In relazione alla domanda precedente, in che misura ritiene che il mantenimento di una coscienza viva e aggiornata delle proprie origini e peculiarità (in tutte le rispettive forme e tradizioni) tra i diversi popoli europei possa ancora ostacolare la follia delle élite globaliste su questioni fondamentali che riguardano i modelli stessi di vita comunitaria (cibo, famiglia, cultura, religione, ecc.)? Come si inserisce in questo contesto la sua attuale attività principale, quella di accompagnare i viaggiatori nella “Grecia sconosciuta”, lontana dai circuiti turistici?

In un certo senso sì, ma a condizioni molto dolorose. Innanzitutto, potremmo chiederci fino a che punto la consapevolezza viva e reale delle proprie origini e particolarità sia sufficientemente operativa tra i vari popoli europei, o più precisamente, tra i popoli che vivono sotto la… base comune dell’Unione Europea.

Cultura vivente – Grecia 2023

Non è facile rispondere a questa domanda e la risposta può anche variare da un popolo all’altro. Tuttavia, nulla è ancora del tutto perduto, ma dobbiamo ammettere che la base culturale tradizionale degli europei, comprese le tecniche e i gesti ad essa associati, non esiste più. Penso che siamo molto lontani dai tempi dei musei delle arti e delle tradizioni popolari.

Economia alla vecchia maniera – Atene 2020

Ciò che proviene dalla tradizione partecipa, direi, alla modernità di oggi, soprattutto nelle zone rurali, anche se, come si dice, a volte in modo latente, a volte in modo palese. Nel campo di quella che un tempo gli etnologi chiamavano con un certo compiacimento “osservazione partecipante”, e in senso più ampio nel campo dei viaggi contemporanei, è ancora possibile vederne un po’ in modo più chiaro, in particolare se si è in qualche modo “assistiti” nella visione.

È questo che intendo per il modo in cui aiuto i partecipanti al mio concetto di viaggio Greece Autrement – greceautrement.fr – a scoprire la Grecia… in un modo più insolito. Accompagno personalmente tutti i miei gruppi da 2 a 6 persone in francese, perché, scegliendo i miei pacchetti su misura, li aiuto ad apprezzare ciò che hanno davanti. In modo piacevole e spiritoso, incoraggio i miei partecipanti ad avere uno sguardo fresco, curioso e innovativo, senza abbellire contesti che non lo meritano.

L’impegno di Greece Autrement è quello di offrire al viaggiatore un accesso privilegiato alla Grecia, sia attraverso la vicinanza scelta e unita di un piccolo gruppo, degno delle realtà da scoprire. Infine, è attraverso l’esperienza del contatto reale e della vicinanza che favorisco gli attori dell’economia locale.

Prodotti Greci – 2023

Per fare un esempio, quando porto i miei partecipanti in Tessaglia, visitiamo i famosi monasteri di Meteora per mezza giornata, solo che non lasciamo quasi mai la regione, come invece fa il 99% dei… turisti dopo aver visitato i monasteri di Meteora a migliaia ogni giorno.

Ci fermiamo e per diversi giorni e percorriamo i villaggi montani del Pindo, per le loro bellezze naturali, per la loro storia – se non contemporanea, in gran parte oscurata – e, ad esempio, per rievocare la sorte degli sfortunati soldati italiani della Divisione Pinerolo da queste parti tra il 1943 e il 1944.

Lago in Tessaglia – 2023

È quello che ho fatto con “Grecia Autrement” e con il mio attuale blog greekcity.fr, dove tratto un’ampia gamma di argomenti storici e culturali legati alla Grecia, il più possibile inusuali, dove porto il lettore fuori dai sentieri battuti per farli scoprire.

In questo modo, le particolarità passate e talvolta presenti della cultura, dei costumi e persino della gastronomia dei greci di oggi diventano accessibili ai visitatori.

Per esempio, quando porto i miei viaggiatori a visitare i villaggi dei miei genitori nella Tessaglia occidentale, non lontano da Meteora, dico loro che sono davvero quelli che chiamiamo “villaggi tipici”. Non hanno nulla delle case bianche delle Cicladi, se non che ciò che è tipico qui è ciò che rimane vivo, parte di un’economia ancora diversificata, che soffre in un modo o nell’altro i dolori della modernità, diciamo, crisi greca compresa.

Questo è in contrasto con le Cicladi, dove il 95% dell’economia è legata al turismo di massa… che è onnivoro, perché dietro la cartolina delle case imbiancate e del grande blu… c’è il grande vuoto, che è lo stesso per qualsiasi destinazione turistica di questo tipo, in Grecia come altrove.

Durante la sua ultima visita in Italia, lei ha detto: “Per me l’Italia è come la Grecia di quattro anni fa”. Ci sono aspetti della Grecia di oggi che vorrebbe far conoscere al pubblico italiano perché pensa che saranno una realtà per noi italiani nel prossimo futuro?

Avrei preferito smettere di fare profezie… nonostante siano state messe in pratica nelle realtà economiche e sociali dei nostri Paesi.

Per farla breve, direi che la schiavitù del debito, se necessario aggravata o addirittura orchestrata, è una realtà condivisa in parte da un buon numero di Paesi del vasto mondo, a partire da quelli che formano il cerchio della sovranità perduta all’interno degli organismi transnazionali dell’Occidente.

Quello che ho notato in Grecia dopo 14 anni di… cosiddetta “crisi del debito” è che, a parte l’impoverimento del Paese e la distruzione della sua classe media, quello che manca ora sono le donne e gli uomini del Paese, capaci di inventare, di lavorare dove serve, come serve, per tutto il tempo che serve. Capaci anche di sognare.

Dopo un momento di rivolta tra il 2010 e il 2015, c’è stata la “soluzione” che si pensava fosse politica, attraverso le elezioni con SYRIZA in particolare, poi il suo tradimento programmato e quindi il ritorno della destra, o meglio della presunta destra sotto Mitsotakis.

Pensionati in manifestazione – Atene, 2014

Attualmente in Grecia i partiti politici che rappresentano l’80% dei voti espressi, con quasi il 50% di astenuti per mancanza di scelta, derivano tutti dal… nuovo “wokismo”, come ovunque in Occidente. Nell’ordine, sono il partito “di destra” Nuova Democrazia al potere, il partito “socialista” PASOK e il partito “di sinistra” SYRIZA, che a volte viene ancora definito “radicale”, ma oggi l’aggettivo è più che altro una battuta.

La mancanza di fatto di scelta, la perdita della patria reale quanto di quella simbolica, il tutto accompagnato dalla straordinaria criminalizzazione della società greca, divenuta addirittura autodistruttiva se si considerano i numerosi omicidi, sia tra greci che tra i “nostri” stranieri, stanno portando a una situazione quasi apatica, sia nell’arena politica che nelle strade e nella società.

In Grecia c’è chi sostiene che la fiamma stia divampando sotto l’apparente tranquillità morbosa del Paese, ma purtroppo non posso dire lo stesso sulla base delle mie osservazioni. Posso solo sperare di sbagliarmi.

In ogni caso, la distruzione materiale e morale dell’ambiente di vita di una nazione può talvolta essere fatale, anche a breve e forse anche a lungo termine. Questo fenomeno è altrimenti noto come “mutazione” o, per usare un altro concetto greco dell’antichità, “hybris”.

Se non fosse che per gli Antichi, Hybris poteva essere annientata da Nemesi, la vendetta insomma dei limiti cosmici poi superati dagli eccessi degli uomini e dei loro regimi politici in senso lato.

O, forse per ricordare i “Pensieri per me stesso” scritti in greco tra il 170 e il 180 d.C. dall’imperatore Marco Aurelio, c’è “qualcosa” di più grande e saggio degli esseri umani, ed è bene non dimenticarlo, per non cadere nell’hybris, quella deriva nell’eccesso umano che finisce sempre male…

Insomma, è questo che vorrei raccontare, o meglio ricordare, ai nostri amici italiani.

Panagiotis Grigoriou e il suo gatto Volodia

* Immagine di copertina: Stereotipi della Grecia moderna, gli Euzoni